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Packaging e sostenibilità: è sempre una scelta

E se il packaging fosse l’occasione di generare persino un impatto positivo? La sostenibilità, dunque, potrebbe correre anche sulle strade della logistica, influenzando tutta la filiera.

Le giuste domande spesso guidano le azioni, che poi influenzano altre domande e altre risposte a loro volta, e così il mercato, con i suoi partner e tutti gli attori della filiera. Dove vogliamo arrivare? Ora ci spieghiamo meglio.

Quando pensiamo al packaging, per esempio, ci viene presto in mente un qualsiasi tipo di imballaggio o, insomma, quell’involucro o quella struttura di carico prettamente funzionale per garantire il trasporto in sicurezza di un prodotto lungo tutta la filiera, fino a raggiungere il cliente finale.

Crediamo che lo stesso packaging, però, potrebbe anche essere una dichiarazione di un nuovo modo di stare sul mercato. L’occasione quindi di comunicare la propria impronta ambientale, minimizzare l’impatto e persino arrivare ad una compensazione.

Riassumendo, il packaging che sempre viene pensato come uno strumento di passaggio e poi di scarto, potrebbe invece sensibilizzare ad una filosofia più sostenibile, o quantomeno attenta e consapevole. Una scelta, questa, che la stessa Unione Europea con Green Deal e PNRR sta promuovendo per raggiungere entro il 2030 il 100% dei packaging sostenibili. Decisione che ben si accosta anche alle richieste del mercato, soprattutto a quelle dei consumatori più giovani, che vorrebbero un maggiore impegno da parte delle imprese anche in termini ambientali, come riporta lo studio dell’Osservatorio Civic Brand di Ipsos Italia.

Ma cos’è un packaging sostenibile?
Un imballaggio efficace per la sicurezza nel trasporto, l’informazione del contenuto e la capacità di incuriosire il consumatore, ma anche efficiente per la minima impronta ambientale e l’impatto generato nella sua produzione.

Insomma, un imballaggio rivolto alla sostenibilità dev’essere funzionale e garantire un minimo impatto. Ciò, però, dev’essere accompagnato anche da un’attenta progettazione del prodotto e dello stesso packaging, perché il primo non richieda imballaggi aggiuntivi, ingombranti o non rigenerabili, e il secondo sia realizzato in materiali eco-compatibili e adatti in un’ottica di economia circolare.

E perché dovrebbe essere importante usare un packaging ecologico?

Per rispondere vorremmo però andare oltre le ricerche di mercato per cui, secondo un’indagine condotta da Smurfit Kappa, il 35% dei consumatori non acquista un marchio senza packaging sostenibile. Ma vorremmo anche guardare oltre ai dati sull’inquinamento, secondo cui ogni anno noi europei generiamo ben 25 milioni di tonnellate di rifiuti di plastica di cui solo il 30% viene riciclato, lasciandoci immaginare preoccupati dove finisca la restante parte.

Vorremmo invece accompagnare ad una domanda che riguarda il quotidiano, convinti che sia nell’azione di ogni giorno che si costruisca o quantomeno spinga il cambiamento. Perciò, influenzati anche dalle parole di Paolo Iabichino e dal suo profondo lavoro sul civismo delle marche, vogliamo porre a te, che pazientemente ci leggi, la domanda: consumi o scegli?

Questa è una domanda che riguarda tutto il mercato, tutte le filiere, e non c’è B2B che possa chiamarsi fuori. La scelta e l’acquisto fanno parte di ogni processo produttivo e di consumo. E scegliere un prodotto al posto di un altro, come un packaging al posto di un altro, è in realtà una presa di posizione. E ogni presa di posizione può generare il suo impatto positivo.

Un gesto non necessariamente politico, certo, ma sicuramente civico. Di impegno proprio e di richiesta implicita, ma – diciamocelo – anche piuttosto esplicita al brand scelto e a quelli, invece, non scelti.
Scegliere e non limitarsi a consumare significa abbracciare determinati valori e permettere che certe aziende li continuino a perseguire, misurare, tracciare e condividere.

La scelta, però, è anche di chi produce e non solo di chi compra. Si può infatti procedere con un utilizzo minimalista dei materiali di imballaggio per ridurre peso e volume del packaging. Ma anche affidarsi a tutti i materiali innovativi come quelli biodegradabili, riciclabili e compostabili che tra l’altro si possono adattare benissimo alla narrazione e all’estetica di un prodotto, portando anzi persino un valore aggiunto e riconosciuto. E, infine, si può persino ripensare il proprio approvvigionamento energetico, nell’ottica di una riduzione delle emissioni.

Se questa è anche la postura che guida ogni nostra scelta, EcoPallet® è la nostra soluzione per l’imballaggio, l’immagazzinamento e la spedizione di prodotti, voluta e pensata per rispettare l’uomo e l’ambiente. Produrre significa creare un impatto, ma riconoscere questa propria responsabilità può neutralizzarlo e, semmai, renderlo positivo perché siamo convinti che la sostenibilità sia anche nei confronti della società.

Così, EcoPallet® è un prodotto e marchio registrato che garantisce prestazioni ambientali certificate e misurate. Il legno impiegato è infatti certificato PEFC®, l’energia utilizzata proviene da fonti rinnovabili e l’EcoPallet® viene realizzato adottando un approccio basato sull’ecodesign che riduce pesi e volumi. Oltre ad essere misurate e certificate, le emissioni generate dalla produzione di EcoPallet® vengono anche compensate. Per affiancare le misure di riduzione, infatti, l’azienda ha voluto portare delle azioni concrete per raggiungere la neutralità delle emissioni. Impegno rispettato attraverso l’acquisto di crediti di carbonio che finanziano progetti di riqualificazione ambientale. La scelta ha così permesso di raggiungere la compensazione delle emissioni di CO2eq per tutta la linea EcoPallet®.

E perciò, consumare o scegliere? A noi decidere da che parte stare.