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Decidere di parlare di Ecodesign, e quindi di raccontare una scelta perseguita anche nel nostro processo di realizzazione di EcoPallet®, significa confrontarsi con i tre concetti che guidano questa pratica: riconoscere un potenziale, orientarsi alla sostenibilità e lavorare sul design, ovvero sulla progettazione.
Il potenziale consiste nell’essere consapevoli che non si sta parlando di un processo già concluso, ma che, anzi, questo richiede perseveranza, innovazione e continuo miglioramento. La sostenibilità, invece, si raggiunge quando il soddisfacimento dei bisogni del presente non compromette le possibilità delle generazioni future. Per design, infine, qui si intende la progettazione complessiva di un prodotto che si inserisce nel mercato, vuoi per il consumatore vuoi per la filiera.

Cos’è l’ecodesign? È trovare l’equilibrio tra questi tre concetti—potenziale, sostenibilità e design—e applicarlo in tutti i processi interni. Ciò che vorremmo condividere, dunque, è che l’ecodesign dev’essere molto più di una tendenza temporanea o di una soluzione passeggera e vestita green. L’ecodesign dovrebbe essere piuttosto una spinta gentile ma continua, che si prende a cuore l’ambiente e la società che ospitano e partecipano al proprio fare impresa.
Un pensiero che, se ben applicato, può generare un impatto positivo. E certo, solo purché sia replicato e migliorato. Inoltre, e questo riguarda da vicino il settore degli imballaggi, la produzione di packaging, soprattutto leggeri e di piccolo taglio, sta vivendo una forte crescita per effetto della pandemia. Di cui gli 8,4 milioni di tonnellate di plastica pandemica, ovvero tutta la produzione monouso di questi ultimi due anni, è solo uno dei sintomi della situazione che stiamo vivendo.
Fa pensare, poi, che di design consapevole si parlasse già negli anni Venti con l’architetto Richard Buckminster Fuller e, più tardi, negli anni Settanta e Novanta. L’attenzione all’impatto di ciò che progettiamo e produciamo, quindi, è in realtà figlia di una sensibilità che viene da lontano. Scopriamo allora cos’è l’ecodesign e soprattutto quali criteri guidino una realizzazione di questo tipo e quali materiali possono agevolarla.
Che cos’è l’ecodesign?

Come si diceva, l’ecodesign consiste in una progettazione consapevole, che mira alla sostenibilità. È un design che lavora per realizzare prodotti ciclici, ovvero compostabili o riciclabili, di impatto ridotto, quindi prodotti utilizzando energie rinnovabili, e sicuri, nel caso in cui venissero rilasciati nell’ambiente.
L’ecodesign, perciò, è un approccio diffuso alla sostenibilità che riguarda tutte le fasi di un prodotto: dalla sua progettazione alla realizzazione, passando anche per l’utilizzo e lo smaltimento. È un processo che interessa l’ambiente, ma anche gli aspetti sociali ed economici.
L’ecodesign, però, non è solo una buona pratica ma è anche una norma regolata dalla direttiva europea 2009/125/CE, dalla norma ISO 14006:2020 e dalla direttiva 2018/851.
La prima è rivolta ai prodotti che utilizzano energia affinché vengano migliorate le loro prestazioni, pur mantenendo invariata l’efficacia e la funzionalità. La seconda definisce invece delle linee per integrare l’ecodesign nei sistemi di gestione ambientale. La terza, infine, riconosce una responsabilità estesa anche al produttore per quanto riguarda lo smaltimento dei rifiuti.
Ecodesign: i principi
L’ecodesign si basa su diversi principi, che qui potremmo racchiudere in sei punti.
Utilizzare materiali più sostenibili
Materiali riciclati, riciclabili, e prodotti con energie rinnovabili permettono di ridurre l’impatto e avvicinarsi ad una maggiore sostenibilità.
Risparmio energetico
Ridurre, come stiamo vedendo, è la parola chiave dell’ecodesign. Così, la riduzione delle risorse energetiche e dei materiali è sicuramente un principio da perseguire.
Durabilità
E perché questa avvenga, serve qualità. I prodotti devono essere pensati e progettati affinché durino più a lungo nel tempo. Così dovranno essere sostituiti il meno possibile.
Seconda chance, per una seconda vita
Diventa importante pensare un prodotto in modo tale che abbia anche una seconda vita, come funzione o come materiale, oltre all’utilizzo principale per cui è stato pensato.
Minima diversità di materiali
Per semplificare la separazione delle singole parti e riciclarle a fine vita.
Risorse rinnovabili
Consiste nel prediligere le risorse locali, gestite in modo sostenibile e compostabili, dopo l’utilizzo.
A questa progettazione consapevole, si affiancano inoltre le certificazioni, il riuso e il riciclo, come la manutenzione. Tutte ottime pratiche da favorire. E non solo per ragioni di impatto, ma anche per una riduzione degli scarti e quindi costi minori per l’azienda.
L’ecodesign di EcoPallet®

La metodologia di realizzazione di EcoPallet® nasce da questa tensione, da questa sensibilità e da questo desiderio di sostenibilità.
La sua produzione ecocompatibile e compiuta secondo i principi dell’ecodesign si inserisce nella logistica di diverse filiere e, ancor prima, si affianca alla progettazione delle soluzioni di imballaggio delle diverse aziende partner. La possibilità, ci auguriamo, è perciò che EcoPallet® possa essere anche fonte di ispirazione affinché simili approcci all’ecodesign vengano adottati dalle realtà con cui collaboriamo.
Gava Imballaggi, inoltre, riconosce nei prodotti EcoPallet® un’opportunità di generare un impatto positivo ad ogni realizzazione, utilizzo, e spedizione. Pensiamo all’EcoPallet® non solo come un imballaggio di carico, ma anche come un mezzo per portare delle idee, con un approccio e delle misure certificate, in più luoghi possibili.
Infine, in conformità con le norme ISO 14040 e ISO 14044, l’azienda conduce un’analisi del ciclo di vita (LCA) su tutti i prodotti della linea EcoPallet® per monitorare l’intero corso produttivo. Garantendo così al cliente che si affida a questo nostro modo di operare, una misurata ecocompatibilità.
EcoPallet® è per noi un esempio di realizzazione secondo i valori dell’ecodesign, che vogliamo condividere con tutti i nostri partner, affinché contribuisca a un orientamento diffuso alla sostenibilità.
Fonti: